È possibile una comunicazione d’impresa meno ego-sistemica e più eco-sistemica?
Me lo sono chiesta nel mio progetto di ricerca concepito all’interno della Cattedra Transdisciplinare UNESCO di Firenze. Una delle risposte che ho ipotizzato: sì, se si parte dalla consapevolezza di chi guida l’azienda. Livelli più alti di creatività, managerialità e condivisione, che spesso sfuggono per mancanza di attenzione, si possono raggiungere a partire dalla consapevolezza di chi siamo, anche al di là del ruolo professionale.
Ne ho parlato con alcuni top manager e imprenditori che sono riusciti a mettere a frutto il proprio potenziale; persone che agiscono con consapevolezza, alla guida di organizzazioni capaci di comunicare efficacemente e di azioni sostenibili. Raccolgo alcuni estratti di queste conversazioni nella rubrica Interviste allo specchio: spunti su temi della cultura manageriale contemporanea come purpose, ascolto o dialogo, che potranno essere utili anche ai piccoli imprenditori per gestire la complessità che li aspetta.
In questo incontro “ho fatto da specchio” a Leonardo Bagnoli, AD di Sammontana Italia; ovvero, l’ho ascoltato attentamente. Sammontana Italia, specializzata nella produzione di gelati e prodotti surgelati per la pasticceria, ha di recente ricevuto il premio “Strategy and Vision” per i Sustainability Award promossi da Credit Suiss Italy, Kon Group e Altis Università Cattolica. Ad essere premiato, il suo impegno per il cambiamento climatico e per il modello di management.
Bagnoli mi accoglie in cima alle scale, nella sede Sammontana di Empoli, con un sorriso gentile e una stretta di mano. Inizia l’intervista, mi connetto.
Partiamo da Leonardo: qual è “il suo posto nel mondo”?
Ognuno di noi ha un piccolo posto dove deve provare a fare del suo meglio per sé, per le persone che ama, per ciò che ci circonda: la comunità, il pianeta, l’universo. L’obiettivo per me è questo: quando sarò sul letto di morte, essere guardato dai miei figli e nipoti con ammirazione e affetto. Ogni mattina faccio volentieri colazione al bar, i baristi sono i nostri clienti. Cerco di andare in tutti i bar della zona. Amo fare colazione seduto e gioco con lo smartphone perché mi rilassa e mi fa partire la giornata. Da un anno vado in palestra con mio figlio, è un nostro momento di condivisione. È importante staccare con la mente per quel tempo necessario per ripartire di slancio.
Nell’impresa come sistema vivente, la comunicazione è ascolto, relazione e trasformazione. Per costruire una comunicazione d’impresa meno ego-sistemica e più eco-sistemica è necessario partire dalla capacità di creare relazioni e promuovere il cambiamento. In questo quadro, l’ascolto è una skill fondamentale. Che ne pensa?
Lasciare la porta aperta all’ascolto significa che se qualcuno ti chiede di parlare, tu devi essere disponibile a farlo. Questo vale qualunque sia la richiesta: a volte le persone vengono a parlare anche di problemi personali, può capitare. E tu allora chiedi: cosa posso fare io? E magari non puoi fare nulla per loro, e loro lo sanno ma sono lo stesso spinte a venire da te dalla voglia di condividere e di raccontarti. Lo fanno perché c’è un sentimento di squadra e di famiglia, cosa che penso sia importante.
Guidare un’impresa comporta responsabilità. Per costruire una connessione solida con clienti e dipendenti diventa importante trasferire la propria filosofia e visione del mondo, sia dentro che fuori le mura dell’azienda. Elemento cruciale che aiuta a creare un’identità aziendale forte e chiara. Come nasce la vostra Vision?
La vision aziendale l’abbiamo costruita insieme passo dopo passo. Quando questa vision è stata formalizzata, è stato fatto un lavoro importante di trasferimento in tutta la struttura. Ho fatto riunioni personalmente con ogni dirigente, spiegando visione e strategia, mettendoli quindi nelle condizioni di poter a loro volta trasferire agli altri collaboratori e garantire dialogo.
Ogni anno, nel discorso di fine anno, illustro la strategia di lungo termine e ogni dirigente informa l’azienda delle attività in programma per l’anno a venire. Non è bello infatti che i dipendenti di un’azienda siano impreparati sui programmi futuri e sulle dinamiche in atto. I dipendenti devono essere informati e coinvolti, solo così possono essere i primi ambassador dell’impresa, fieri di essere parte di una struttura che comunica con loro.
Senso di appartenenza al corpo sociale d’impresa e dialogo possono diventare la base della comunicazione interna per il benessere aziendale e di quella esterna a sostegno del brand purpose e dell’azione sostenibile? Come si muove Sammontana in tal senso?
Da questo punto di vista abbiamo attivato un terreno fertile in questi ultimi anni: abbiamo messo insieme delle persone con competenze diverse, chiedendo loro di lavorare a progetti innovativi. Sono emerse delle idee che abbiamo sviluppato e abbiamo portato su mercato, e anche altre idee che magari sul mercato non ci sono arrivate, ma che hanno contribuito ad aumentare il senso di appartenenza all’azienda, il bello del fare lavoro di squadra. Abbiamo visto che condividere le informazioni di un reparto specifico con persone di altri reparti facilita la gestione delle routine aziendali perché a volte esistono dei “colli di bottiglia” che sono acuiti proprio dalla poca comunicazione tra i reparti, i quali possono percepirsi in contrapposizione. Il fatto di aver messo insieme in diversi momenti e per obiettivi diversi persone di questi vari reparti in un’unica squadra ha abbattuto questo senso di contrapposizione e ha aiutato a far funzionare meglio le attività di routine. Questo tipo di attività l’abbiamo chiamata “Innovazione ad alto impatto”.
Credo inoltre che sia bello avere momenti informali durante la giornata in azienda perché aiuta a fare squadra, famiglia, a creare un ambiente distensivo dove ogni persona può esprimere liberamente sé stessa. Mi piace fare due chiacchiere con i dipendenti alla macchinetta del caffè.
Nel bilancio di sostenibilità, infine, sono orgoglioso di riportare tutto ciò che abbiamo fatto. Noi abbiamo come obiettivo quello di passare l’azienda di generazione in generazione. Come la lasciamo questa impresa ai nostri figli un domani? Vogliamo lasciarla sempre migliore da un punto di vista economico, ok, ma anche inserita in un mondo migliore da un punto di vista ambientale. Questo è importante per noi.
L’intervista si conclude.
Ringrazio Leonardo Bagnoli per la sua gentilezza e lo saluto con un pensiero in testa: la capacità di guardare oltre il perimetro aziendale e creare un impatto per il sistema in cui l’impresa è inserita (territoriale, sociale, economico, ambientale) affonda le radici nella volontà di ascoltare all’interno e all’esterno. Sé stessi, i propri collaboratori e i propri stakeholder.